EMIGRAZIONE, NISSOLI(PI): Popolari per l'Italia vicini agli italiani all'estero
Febbraio 11, 2014
Legge elettorale: emendamento Sc-Pd-Pi per l'"early vote"
Febbraio 11, 2014La Camera,
premesso che:
sin dal novembre 2006, la Commissione europea ha proposto di varare un ambizioso programma d’azione per ridurre gli oneri amministrativi imputabili alla legislazione dell’Unione europea in vigore, individuando tra i settori prioritari quello riguardante la legislazione fiscale, in particolare quello relativo all’IVA;
nella comunicazione «Legiferare con intelligenza nell’Unione europea – Rispondere alle esigenze delle piccole e medie imprese» dell’ottobre 2010 è stato evidenziato, grazie a un’indagine on line presso le piccole e medie imprese, il carattere particolarmente oneroso della direttiva IVA nell’ambito della normativa unionale. La dichiarazione IVA, in particolare, è indicata come il settore in cui le divergenze costituiscono un ostacolo al commercio nell’Unione europea. La gestione dell’IVA rappresenta quasi il 60 per cento dell’onere totale misurato per tredici settori prioritari e questa situazione diminuisce l’interesse degli investitori per l’Unione europea;
il 1o dicembre 2010 la Commissione europea ha adottato un Libro verde sul futuro dell’IVA, in cui invitava tutte le parti interessate ad esaminare in modo critico gli aspetti del sistema europeo dell’IVA, in vigore ormai da oltre 40 anni;
al termine della consultazione pubblica le parti interessate ritennero che la frammentazione del sistema comune dell’IVA dell’Unione europea nei ventisette sistemi nazionali dell’IVA rappresentasse l’ostacolo principale a scambi intraunionali efficienti, impedendo così ai cittadini di beneficiare dei vantaggi di un mercato unico autentico;
il 6 dicembre 2011 la Commissione europea ha inviato al Parlamento europeo, al Consiglio ed al Comitato economico e sociale europeo una comunicazione sul futuro dell’IVA (COM (2011) 851), in cui sono delineate le principali linee di intervento su cui agire, al fine di realizzare un sistema dell’IVA più semplice, più efficace, più resistente ai fenomeni di frode e più adatto al mercato unico europeo;
secondo quanto riportato nella «Valutazione retrospettiva degli elementi del sistema dell’IVA», una riduzione del 10 per cento nella diversità delle procedure amministrative generali dell’IVA tra i Paesi potrebbe tradursi in un incremento del 3,7 per cento degli scambi all’interno dell’Unione europea, con un aumento del prodotto interno lordo reale e dei consumi rispettivamente dello 0,4 per cento e dello 0,3 per cento;
sarebbero circa 29,8 milioni le imprese che compilano dichiarazioni IVA nell’Unione europea. Di queste, circa 3,8 milioni presentano dichiarazioni in più di uno Stato membro, con un costo circa 2-3 volte superiore a quello delle dichiarazioni IVA sul mercato interno, che è equivalente a 4 miliardi di euro;
uno studio della Commissione europea ha quantificato la differenza tra le entrate IVA effettivamente riscosse e quelle che gli Stati membri dovrebbero in teoria percepire sulla base delle rispettive economie. Per l’Italia tale divario ammonta a 36 miliardi di euro, più di Francia (32), Germania (26,9) e Regno Unito (19), una differenza che è riconducibile a fenomeni di evasione e frode fiscale realizzate negli scambi commerciali intraunione;
il 23 ottobre 2013 la Commissione europea ha depositato la proposta di direttiva recante modifica della direttiva 2006/112/CE relativa al sistema comune d’imposta sul valore aggiunto per quanto riguarda una dichiarazione IVA standard,
impegna il Governo
ad adoperarsi sollecitamente presso le istituzioni comunitarie affinché:
a) si esaminino in tempi rapidi la proposta di direttiva COM (2013) 721, riguardante il nuovo modello di dichiarazione IVA standard, al fine di favorire la definizione dello strumento legislativo;
b) si proceda ad un’armonizzazione delle aliquote IVA per impedire che il divario delle aliquote, oltre a determinare maggiori oneri per le imprese e diminuire l’interesse degli investitori per l’Unione europea, possa favorire fenomeni di evasione e frode;
a procedere con maggiore impulso nell’attività di cooperazione al network Eurofisc per lo scambio di informazioni tra autorità fiscali e doganali per contrastare efficacemente le frodi fiscali in materia di IVA;
a favorire la realizzazione del portale web dell’Unione europea sull’IVA, impegnandosi, altresì, a fornire le informazioni necessarie e ad aggiornarle tempestivamente;
a partecipare attivamente al forum tripartito (Commissione europea, Stati membri, parti interessate), fortemente voluto ed istituito per scambiare opinioni su questioni pratiche legate all’applicazione dell’IVA e per individuare le migliori pratiche atte a semplificarne il sistema;
a procedere ad un riesame complessivo della struttura delle aliquote IVA, anche alla luce degli aumenti che si sono recentemente registrati, secondo i principi guida contenuti nel Libro verde e nella comunicazione COM (2011) 851.
(1-00336)
«Buttiglione, Fauttilli, Schirò, De Mita, Rossi, Caruso, Sberna, Gigli, Marazziti, Nissoli, Binetti».
(7 febbraio 2014)
1 Comment
In primo luogo bisognerebbe definire il campo di applicazione. Se l’obiettivo è un reale stato federale allora la normativa IVA non potrebbe che essere unica in tutti i paesi dell’unione. Ovviamente il promo problema è l’armonizzazione fino all’omologazione della norma. Ciò comporterebbe novità per tutti gli operatori economici dell’area UE con gli ovvi problemi di applicazione iniziale versus la più che decennale operatività su una materia consolidata (le singole normative IVA dei singoli paesi). Allo stesso tempo i benefici sarebbero evidenti, unica normativa minori costi di “aggiornamento” e di tenuta della contabilità; minori moduli da compilare e minori scadenze (Intrastat). Insomma l’Europa si è fermata ai principi senza cercare di realizzare realmente un’unione utile per i cittadini e credo che a maggio il risultato delle europee purtroppo rifletterà anche questo oltre alle tensioni economiche e populistiche.