Dichiarazioni di voto dell'on. Nissoli sulla Delega per la riforma del Codice della strada
Ottobre 11, 2014
Nissoli (PI): Consegnando il premio America al conduttore Paolo Limiti ricorda l’importanza dell’informazione pubblica rivolta verso le comunità all’estero
Ottobre 11, 2014“Signora Presidente, Onorevoli Colleghi, ci troviamo a dare la nostra fiducia su un provvedimento che contiene norme importanti ed urgenti per l’attualità che tutti conosciamo.
Per cui, anche se non guardiamo con grande simpatia alla decretazione d’urgenza siamo pronti, e lo dico subito, a votare la fiducia richiesta.
Sappiamo tutti che lo strumento della fiducia va usato con cautela ma di fronte al rischio della non conversione di questo provvedimento non possiamo tirarci indietro. Infatti, esso interessa in particolare due settori della vita sociale di grande rilevanza.
Il provvedimento incide ed interessa, nella prima parte, lo sport, in particolar modo il calcio, anche se non solo. Certamente, ne esiste un aspetto spettacolare, legato alle logiche economiche e di mercato, che più direttamente è in parola, ma ne esiste anche un volto educativo, aggregativo, che nel primo, però, si rafforza e che al primo, comunque, guarda. La freschezza e la gioia della partecipazione al grande evento sportivo, infatti, non può correre il rischio di imbattersi in episodi di violenza. Meglio: in violenti che corrompono la festa sportiva.
L’incapacità di dare risposte chiare e definitive è sotto gli occhi di tutti. Occorre potenziare gli strumenti attuali, ma non basta. Occorre attuare strategie significative affinché lo sport e le società sportive svolgano la propria funzione sociale. Questo può avvenire solo partendo dalle generazioni dei più giovani, che frequentano gli stadi, i campi, le palestre.
In particolare l’articolo 2 si propone di intervenire sulla disciplina, contenuta nell’articolo 6 della legge n. 401 del 1989, relativa al divieto di accedere ai luoghi dove si svolgono le competizioni sportive, irrogato dal questore. Tale misura, conosciuta ai più con il nome di DASPO, è una garanzia per tutti coloro che, recandosi alle manifestazioni sportive, possono contare sul fatto che chi è stato identificato come «violento» ed ha operato al di fuori di quanto previsto come condotta tollerata non sia ammesso a presenziare a tali eventi.
Occorre però prendere atto che con la sola repressione non si garantisce quel sentimento di sportività che dovrebbe essere connaturato ad ogni manifestazione sportiva. Il pugno duro di alcuni fa da contraltare al desiderio dialogante con gli ultras di altri.
Si comprende al volo come entrambe le strade siano zoppe. Né il CONI né la Federazione Giuoco Calcio appaiono, al di là delle dichiarazioni di rito, efficaci ed efficienti nella gestione della violenza negli stadi, inducendo ad una triste equazione: stadio=calcio=violenza. Eppure, sono centinaia di migliaia le persone che ogni settimana, in tutta Italia, presenziano alle competizioni calcistiche. Un fenomeno così davvero nazionale, come pochi altri, che pure nell’esplosione televisiva delle emittenti generaliste e delle pay TV resta un raro fenomeno di partecipazione di massa, non merita di essere liquidato con la sola repressione.
L’ATLANTE del tifo, curato da Demos-coop, propone orientamenti coerenti rispetto agli ultimi anni. La quota delle persone che si sentono tifosi, nell’ultimo anno, è perfino cresciuta, seppure non di molto: dal 36% al 40%. Anche se questo significa circa 12 punti in meno rispetto al 2010. Peraltro, fra i tifosi è aumentata soprattutto la componente “tiepida”, a scapito di quella più “militante”, che coinvolge quasi 4 tifosi su 10.
Le motivazioni del tifo rappresentano occasione di interessante riflessione: campanilismo, attaccamento locale ma anche per la nazionale, vittorie, senso di identità… Il tifo in sé non è il male, anzi. Occorre però investire nell’educazione dei tifosi. Nello stesso tempo, si registra un grado elevato di fiducia negli arbitri. Così odiati e mal nominati, assumono il ruolo di garanti di una legalità troppo spessa negata in altri contesti.
Occorre una lettura più lucida, insomma, di un sistema di sfogo sociale che non riguarda solo l’Italia e che presenta un enorme potenziale di investimento educativo, a partire dalle generazioni più giovani. Il DASPO va accompagnato ad un intenso lavoro di promozione sportiva e sociale, in grado di intercettare i segnali di un tifo positivo possibile. In un tempo in cui si deve richiamare anche le squadre ad una corresponsabilità complessiva sul futuro del sistema calcio in Italia, il Governo e lo Stato tutto, deve e può osare di più, invitando gli educatori sportivi, gli enti di promozione sportiva e le squadre a stringere alleanze educative.
A partire dai tifosi positivi e gioiosi, infatti, si può ripensare la stessa dinamica di relazione all’interno degli stadi e al di fuori di essi, prima e dopo le competizioni. Allora, si chiede anche di pensare a un investimento in formazione e cultura dello sport, affinché i più giovani possano essere soggetti attivi e tifosi consapevoli. Nel contempo, occorre rafforzare il ruolo e il protagonismo delle società sportive di base, affinché le società di vertice le incontrino e le aiutino a portare i giovani atleti all’interno degli stadi, contagiando il resto della tifoseria.
E’ questo quello che vorremmo e che chiediamo al Governo: un investimento per il futuro, per lo sport come strumento di educazione alla cittadinanza ed all’integrazione, quella integrazione che siamo chiamati a implementare in una società sempre più multiculturale.
Un tema che anticipa la seconda parte del provvedimento sul quale ci apprestiamo a votare la fiducia al Governo, infatti, esso reca importanti disposizioni su questioni inerenti la protezione internazionale dei richiedenti asilo, oltre a prevedere l’ammodernamento dei mezzi della Polizia di Stato e dei Vigili del fuoco.
I fatti quotidiani ci danno la cifra di quanto sia importante intervenire sulle norme che riguardano la protezione dei rifugiati, dobbiamo agire per adeguare gli strumenti a nostra disposizione all’urgenza che si presenta ai nostri confini affacciati sul Mediterraneo, mentre è ancora viva la commozione del ricordo della tragedia di Lampedusa avvenuta la settimana scorsa.
L’aumento dell’instabilità politica delle regioni meridionali ed orientali del mediterraneo e le persecuzioni in atto in tali contesti ha come conseguenza un considerevole aumento dei richiedenti asilo cui l’Italia è chiamata a far fronte, molto più degli altri Stati membri dell’accordo di Schengen, per la sua evidente posizione geografica.
Tralascio i numeri delle richieste di asilo ma voglio sottolineare che essi ci mostrano chiaramente che bisogna agire per adeguare la nostra risposta alla richiesta di asilo che ormai è in crescita quasi esponenziale e questo provvedimento lo fa.
Onorevoli Colleghi, la situazione attuale di difficoltà economica non deve farci dimenticare, tuttavia, la prospettiva di lavorare per una società coesa e sostenibile in un contesto di interdipendenza mediterranea che influisce fortemente anche sul nostro futuro. Allora non possiamo essere indifferenti a chi fugge dalla persecuzione, a chi si è opposto alla distruzione pagando sulla propria pelle le conseguenze, non possiamo essere insensibile al destino del Mediterraneo non solo per motivi umanitari ma anche perché è casa nostra, ci appartiene, questo mare nostrum che è stato foriero di civiltà e che oggi rischia di diventare il cimitero della barbarie alle nostre porte. Certo, non vogliamo essere lasciati soli in questo lavoro delicato di inclusione e tutela, vorremmo con noi una Europa più attenta, più solidale, più inclusiva che magari ci aiuti ad intervenire attraverso la cooperazione nei territori che si trovano dall’altra parte del Mediterraneo. Mare nostrum ha salvato 82 mila persone in un anno ed è una operazione che merita di proseguire ma bisogna intervenire a monte attraverso la cooperazione anche ipotizzando l’istituzione di una Agenzia europea per l’immigrazione. Quindi, sosteniamo quanto predisposto dal Governo su questi temi e siamo pronti a dare la nostra fiducia nella convinzione che stiamo lavorando per una prospettiva di sostenibilità e di pace in un contesto di grandi cambiamenti alle nostre porte che influiscono anche sulla nostra società.
La nostra fiducia è una fiducia per un futuro di inclusione sociale e di pace tra i popoli: è nella nostra vocazione, non possiamo disattenderla.”